Bird Box – Scheda Film


Titolo: Bird Box

Anno: 2018

Regia: Susanne Bier

Paese: USA


Trama: Quando una forza misteriosa inizia a decimare la popolazione mondiale, una cosa sola è certa: chi la vede, muore. Mentre si trova ad affrontare l’ignoto, Malorie trova amore, speranza e un nuovo inizio, ma poi perde tutto. D’improvviso deve fuggire con i suoi due figli lungo un fiume irto di pericoli per raggiungere l’unico posto che potrebbe essere sicuro. E per sopravvivere dovranno intraprendere il rischioso viaggio di due giorni con gli occhi bendati.



Recensione: Il film del momento, sbucato abbastanza improvvisamente su Netflix, che rapidamente è entrato nel mirino di tantissime persone. La trama particolare e i nomi presenti nel cast, come Sarah Paulson e il rapper MGK ad esempio, hanno sicuramente influito positivamente sull’attenzione mediatica che ha ricevuto. Purtroppo è stato uno spreco vederla trasformarsi in un lungo episodio di The Walking Dead, ma partiamo con calma con la trama.

Il mondo è collassato, un’epidemia fa suicidare chiunque apra gli occhi nel mondo esterno. Un paradiso per i campioni olimpici di binge-watching che popolano il noto sito streaming, un inferno per i protagonisti che non riescono a fare scelte sensate per sopravvivere chiusi in una casa neanche pochi giorni, morendo inevitabilmente come il resto dell’umanità. Questo “virus” (o qualsiasi creatura sia visto che non ci meritiamo una risposta) si evolve schiavizzando gli infetti, facendo in modo che aiutino a contagiare i superstiti. Loro ovviamente, spinti dal loro animo gentile, apriranno la porta di casa praticamente a chiunque.

La protagonista è Malorie, interpretata da Sandra Bullock, una donna incinta all’apparenza insensibile, che non sa ancora se tenere il figlio. Sarà l’unica superstite e dovrà cercare di sopravvivere non con uno, ma con ben due bambini.
Il problema maggiore che ho riscontrato è la caratterizzazione forzata che ogni personaggio ha dovuto ottenere nell’arco di pochissimo tempo, quasi come se fosse una prerogativa della regista quello di mostrare più le emozioni rispetto a tutto il resto. Informandomi su Susanne Bier ho notato come la sua filmografia sia infatti distante anni luce da un survival horror, prediligendo drammi d’autore che hanno addirittura avuto successo agli Oscar. Netflix non poteva dunque accoppiare generi così equidistanti tra di loro e il risultato è evidente.
In fin dei conti però è una pellicola come tante altre, che si lascia guardare ed è ben girata, se avessero accorciato qualche scena e cambiato il finale sarebbe stato molto, ma molto, meglio. Ho adorato le fasi iniziali dove si inizia a scatenare il panico, mi hanno ricordato vagamente gli zombie movie asiatici che ci hanno deliziato gli scorsi anni, pura azione condita da caos.

Il finale invece è ingiustificabile. Sebbene sia ben fatto e volutamente romanzato è completamente insensato. Vedere Sandra Bullock in versione novella James Cook, che naviga su un fiume in piena, bendata e con due bambini a carico, per giorni… sembra una barzelletta. Come se non bastasse, tutto questo solo per farla arrivare in un villaggio di persone che si sono salvate soltanto perché ciechi. Dopo due ore passate per lo più a scommettere se muore prima il coglione tatuato, l’asiatico omosessuale o il nero immancabile di turno, ormai rassegnato a non vedere le mie domande avere risposta, sono io a volermi strappare gli occhi. Un cortometraggio allungato a dismisura, trascurabilissimo, che probabilmente avrà pure un sequel.

Pubblicato da Jeff

Creatore del sito, amante del genere horror da numerosi anni, considero il genere molto più esteso rispetto a fantasmi e budella, come potrete notare nei film che posto. Guardo di tutto ma amo in particolar modo il cinema indipendente ed underground. Ho un feticismo estremo per il trash, soprattutto per quello giapponese.

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