City of Life and Death – Scheda Film


Titolo: City of Life and Death

Anno: 2009

Regia: Chuan Lu

Paese: Cina


Trama: Nel dicembre del 1937, nel corso della seconda guerra sino-giapponese, le truppe del Sol Levante entrano a Nanchino, la capitale della Repubblica di Cina. La città cadrà in tre soli giorni, a seguito di feroci combattimenti. Nelle settimane successive, i soldati nipponici compieranno massacri di civili, stupri e saccheggi.



Recensione: Ci troviamo in Cina, più precisamente a Nanchino, capitale cinese durante l’invasione dell’impero giapponese durante la seconda guerra mondiale. Definirlo un film d’azione è fin troppo riduttivo, siamo in un dramma tratto da eventi tristemente reali. I pregi di questa pellicola sono molteplici, a partire dal realismo soffocante, alle sublimi scelte registiche, al bianco e nero splendidamente curato, ma la verità è che per apprezzare fino in fondo questo film bisogna avere un contesto alla base.

Quando si pensa alla seconda guerra mondiale, e i relativi crimini commessi durante, i nazisti sono la prima cosa che sorge in mente. Chi di voi ha visto pellicole estreme come Men Behind the Sun o Philosophy of a Knife sa bene che c’è stato molto più orrore di quanto si possa immaginare dall’altra parte del mondo, eppure la famigerata “unità 731” è soltanto la punta dell’iceberg.
Il massacro di Nanchino fa parte di una serie di crimini di guerra che ancora oggi non sono stati riconosciuti dalle autorità nipponiche, definendoli semplici “incidenti”. Non stupisce dunque che queste tipologie di film vengano creati dai paesi vittime di questi crimini come Russia e Cina per denunciare e allo stesso tempo provocare.

Dunque ci troviamo nel 1937, durante l’incidente di Nanchino, mentre è in atto la rapida distruzione della capitale cinese da parte delle truppe giapponesi. Il regista si sofferma brevemente sulle fasi del conflitto, anche perché la resistenza dell’armata cinese ebbe breve durata, concentrandosi invece sulla barbarità del conflitto. Nanchino viene rasa al suolo, fatta eccezione per una zona di sicurezza nel quale le persone sopravvivono in condizioni disumane. Qui troviamo il protagonista, Mr. Tang, l’assistente e interprete di John Rabe, un imprenditore tedesco che cercò in tutti i modi di proteggere quel poco di civiltà rimasta. Tang è il volto del massacro, costretto a vedere la sua famiglia distrutta e diventando un martire simbolo del conflitto. La scena della sua esecuzione è straziante, una pugnalata al cuore.

Esecuzioni di massa di soldati e civili, prigionieri sepolti vivi, migliaia di donne stuprate e mutilate, competizioni in cui si provava ad uccidere il maggior numero di cinesi… insomma, un vero e proprio olocausto mostrato nella maniera più crudele e distaccata possibile. Alcune scene fanno impallidire “Il Pianista” di Polansky, come quella in cui una bambina, dal nulla, viene buttata giù da una finestra.

La regia è sublime, sono i dettagli che danno quella potenza in più al film, rispetto ad una semplice ricostruzione di eventi orribili. Vedere un soldato cinese ferito che preferisce, senza pensarci due volte, spararsi in testa piuttosto che essere catturato, vedere come la disumanità si espanda come un virus e diventi pura normalità. I film tratti da eventi reali avranno sempre quel qualcosa in più che nessuna opera originale potrà mai avere, quel qualcosa che ci porta sempre e comunque a pensare che la realtà supera la fantasia in ogni ambito e contesto. Questo capolavoro è una delle tante prove a favore di questa tesi.

Opera magistrale, difficile da metabolizzare.

Pubblicato da Jeff

Creatore del sito, amante del genere horror da numerosi anni, considero il genere molto più esteso rispetto a fantasmi e budella, come potrete notare nei film che posto. Guardo di tutto ma amo in particolar modo il cinema indipendente ed underground. Ho un feticismo estremo per il trash, soprattutto per quello giapponese.

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