Titolo: Felt
Anno: 2014
Regia: Jason Banker
Paese: USA
Trama: Amy, una giovane donna che lavora per finanziare le sue aspirazioni artistiche, è sul punto di crollare: è infatti afflitta da tempo da incubi e da visioni vivide e orribili, che le fanno rivivere un trauma passato.
Recensione:Amy è a suo modo un’artista, ha centinaia di strani gingilli in casa sua e si costruisce degli alter ego con degli inquietanti costumi per superare il trauma di essere stata violentata. La prima battuta del film (“My life is a fucking nightmare”) ci catapulta nella mente della giovane, coinvolgendoci nella sua alienazione e nella sua rabbia, diretta soprattutto contro la società vista da lei come estremamente patriarcale. La forza del film è proprio questo, l’incredibile empatia che si prova verso questa protagonista un po’ matta, ma piena di sentimento e dolore.
Amy crede di aver trovato un suo posto nel mondo quando incontra Kenny, un ragazzo incredibile, positivo e paziente con lei e le sue stranezze. Ma ehi, non è una commedia romantica e non può finire assolutamente bene per la loro storia d’amore. Con un finale assolutamente perfetto il film riesce ad aggiudicarsi anche il genere “horror”, assolutamente assente nel resto del film che possiamo catalogare come dramma.
Leggendo qualcosa su internet sono venuta a conoscenza che l’attrice protagonista e co-sceneggiatrice abbia riversato nel film le sue esperienza di vita e il suo modo di elaborare il trauma dovuto ad una violenza sessuale avuta in precedenza, quindi possiamo considerarlo in parte autobiografico, in quanto l’attrice interpreta se stessa. Sicuramente è un ottimo film che ho apprezzato molto, non solo per le scene weird e il finale quasi splatter, ma per ogni piccolo dettaglio che ci porta in questo viaggio introspettivo nella mente di una vittima di violenza.
Concordo pienamente con la recensione fatta. È come se la protagonista del film ci prendesse metaforicamente per mano e ci portasse con lei nel suo mondo. Un viaggio che comunque non può non lasciare delle cicatrici. Molto introspettivo.