Titolo: Mother Is a Whore
Anno: 2011
Regia: Lee Sang-woo
Paese: Corea del Sud
Trama: Sang-woo, che è sieropositivo, vive con sua madre di 60 anni in una piccola capanna. Abbandonato da suo padre, che ha lasciato sua madre per una donna più giovane, Sang-woo non ha altra scelta che lavorare come pappone della sua amata mamma per guadagnarsi da vivere.
Recensione:
Basta leggere la trama per capire che non si tratta di un film normale, questo è poco ma sicuro. Qualcuno potrebbe pensare ad una somiglianza con Moebius di Kim ki-Duk e non sbaglierebbe, anche in questo caso la famiglia tradizionale viene completamente massacrata, ma invece di assistere al processo di distruzione ne siamo catapultati con la forza e costretti ad accettarla come normalità.
Il protagonista è Sang woo, un uomo malato di AIDS e alcolizzato che costringe la madre disabile di 60 anni a prostituirsi in una sorta di rifugio in mezzo alla campagna coreana per poter sopravvivere. Dall’altra parte abbiamo suo padre, che si è rifatto una nuova vita insieme alla nuova moglie, fanatica religiosa, che in confronto alla situazione familiare passata è il personaggio più normale del film. Ogni tabù è distrutto già dall’incipit iniziale, dunque per poter proseguire nella visione bisogna essere preparati a certi drammi estremi e non aspettarsi neanche per un secondo una sorta di razionalità nelle scelte dei personaggi. La violenza non è l’aspetto fondamentale, appare pochissimo, in compenso abbiamo un’atmosfera sempre più deprimente e angosciante, non ci sono altri aggettivi per descrivere questa pellicola.
Certamente non credo che si tratti di un film da non perdere assolutamente, ma non penso che si meriti di rimanere completamente sconosciuto. Se il cinema coreano estremo vi affascina avrete pane per i vostri denti, per certi aspetti è addirittura più tremendo di pellicole come Moebius o Girl Hell.