Richard Kuklinski – Biografia

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“A essere sincero, non è che uccidere mi gratifichi molto. Quello che mi piace è ciò che avviene prima: l’agguato, il progetto del crimine, la caccia vera e propria” – Kuklinski

 

Richard Leonard Kuklinski, soprannominato “The Iceman”, fu un serial killer che fece un numero enorme di vittime, tra le 100 e le 250, senza un vero e proprio modus operandi, utilizzò veleno, ogni tipo di arma e addirittura uccise a mani nude.

Come la maggior parte dei killer ebbe un’infanzia molto difficile, il figlio più grande di una famiglia povera di origine polacca, una madre interessata solo a rendere la sua vita un inferno e un padre violento a cui piaceva fin troppo bere. L’evento che lo traumatizzò più di tutti fu l’uccisione del suo fratellino Florian per mano di suo padre. Molte volte confessò l’odio e il rancore verso il padre e ammise di essere dispiaciuto per non aver avuto la possibilità di ucciderlo con le proprie mani.

Il suo primo crimine fu il furto di una bottiglia di vino, che bevve tutta da solo. Stette male per tutta la notte e non uscì di casa per una settimana temendo le conseguenze del furto. Una volta capito che non sarebbe stato punito in nessun modo cominciò a sentirsi invincibile, sensazione che lo avrebbe accompagnato per tutta la sua vita criminale.
Il suo primo omicidio fu involontario: uccise senza volerlo il bullo che aveva reso la sua vita fuori casa un inferno, poi rubò una macchina e si liberò del corpo buttandolo in una palude. Era molto giovane, non aveva ancora la patente.

Nel 61 sposò una ragazza ed ebbe da lei due figlie, ma il matrimonio durò ben poco. Mentre lavorava conobbe una ragazza e se ne innamorò immediatamente. Fece in modo che la madre pagasse il divorzio dalla prima moglie e si risposò. Dal secondo matrimonio ebbe altri figli ed ebbe il primo maschio. Visti da fuori erano una famiglia normalissima, ma Richard, spaventato dal pensiero di diventare come suo padre covava la rabbia per giorni interi fino a scoppiare, distruggendo mobili e a volte mettendo le mani addosso a sua moglie. Non picchiò mai i suoi figli.
Ufficialmente Kuklinski commerciava prodotti stranieri, perciò era spesso in viaggio, ma sappiamo che il suo vero lavoro si divideva tra truffe, commercio di pornografia e uccidere persone su commissione per delle famiglie mafiose. Iniziò a collaborare con un membro della famiglia DeCavalcante e da allora il suo nome cominciò a circolare in tutte le famiglie mafiose, tanto che molte lo avrebbero voluto come “uomo d’onore”, ma c’era una regola, per diventarlo doveva rigorosamente avere origini italiane.

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Una delle scene del crimine per cui era stato ingaggiato

Kuklinski uccideva anche per per divertimento o per derubare le sue vittime, addirittura per mantenersi in allenamento, come faceva a Manhattan, nella cosiddetta “palestra a cielo aperto”, cioè i bassifondi frequentati da vagabondi, disadattati, omosessuali, persone del tutto ignorate dalla società.
Uccideva con armi da fuoco, che modificava personalmente, ma non disdegnava armi bianche, o oggetti contundenti più rozzi ma comunque efficaci, come mazze da baseball, corde o le sue stesse mani. L’utilizzo del veleno però fu controproducente, ma non se ne rese conto finché non fu catturato.
Venne soprannominato “Iceman” dopo il ritrovamento di una delle sue vittime in un congelatore. Rimase lì per un paio d’anni e così facendo il corpo si conservò quasi perfettamente e fece credere alla polizia che l’omicidio fosse avvenuto poco tempo prima.

Kuklinski pur essendo un omone alto quasi due metri per 135 kg sapeva muoversi in modo molto silenzioso, gli piaceva giocare al gatto col topo e per tenersi allenato usciva a caccia nei boschi di Bucks Country (in cui nascose molti dei cadaveri delle sue vittime), uccidendo qualsiasi animale a cui riuscisse ad avvicinarsi. Durante una di queste battute di caccia trovò una grotta piena di escrementi di ratti, ma senza vederne neanche uno. Portò un cartoccio di mangime nella grotta per verificare la presenza dei roditori e tornò il giorno dopo, scoprendo che il mangime era sparito. I ratti si adattano a mangiare qualsiasi cosa.
Gli venne proposto un contratto da ventimila dollari per uccidere un uomo, ma c’era una nuova clausola: la vittima avrebbe dovuto soffrire.

Il suo socio era Roy DeMeo, uno psicopatico che si occupava del commercio di porno e degli omicidi su commissioni ed il suo capo era Nino Gaggi, che si riferiva direttamente a Paul Castellano, capo della famiglia Gambino, la famiglia mafiosa più potente e violenta di New York.
DeMeo era abilissimo nel macellare i cadaveri delle sue vittime, aveva una precisione chirurgica nel sezionare i corpi, poi sparpagliava i pezzi in tutta la città.
DeMeo aveva un gruppo di spietati assassini su commissione e fecero in pochi anni più di 100 vittime.
Richard aveva bisogno di una videocamera, del nastro adesivo e delle manette per mettere in atto il suo piano, che caricò sulla sua macchina e poi attese la sua vittima, sapendo perfettamente il percorso che faceva ogni giorno per andare a lavoro. Lo fermò con una scusa e lo caricò nel portabagagli in pochi secondi, senza destare sospetti guidò come ogni giorno, rispettando i limiti e i semafori.

Arrivati nei boschi di Bucks Country Richard immobilizzò la sua vittima e lo mise nella grotta, posizionando la telecamera su un treppiede per riprendere la scena. Vi aveva montato una torcia e con un sistema molto ingegnoso anche un sensore di movimento per far si che la telecamera cominciasse a registrare quando i topi si sarebbero fatti vivi. Il giorno dopo trovo poco più che le ossa, controllò la telecamera e poi se ne andò, compiacendosi del suo lavoro. Usò i ratti per far sparire molti altri cadaveri.
Kulkinski odiava profondamente gli stupratori e fu felice di occuparsi dell’uomo che aveva rapito e stuprato la figlia quattordicenne di un affiliato di DeMeo, gli fu ordinato di farlo soffrire moltissimo.

Non aveva una foto della sua vittima, aveva solo la descrizione della sua auto, la sua targa e l’indirizzo di casa sua. Lo aspettò pazientemente, finchè non lo vide in un parcheggio, mentre scendeva fischiettando dalla sua auto. Decise di utilizzare un coltello per ucciderlo, era un metodo più personale, più intimo. Lo aspettò ancora nel parcheggio e a mezzanotte di quella stessa notte la sua vittima andò a prendere la sua macchina, in quel momento, mentre si accorgeva della gomma bucata, Kuklinski gli puntò una pistola alle spalle, lo immobilizzò e lo caricò in macchina. Arrivati nel luogo scelto in precedenza da Richard, fece scendere la vittima e lo legò con una corda di nylon, lo spogliò e gli tagliò di netto i testicoli, poi gli amputò il pene, mostrandoglielo e ridendo. La verità era che Kuklinski odiava quell’uomo per aver stuprato quella ragazzina, pensava alle sue figlie e si infuriava ancora di più, si divertiva a vederlo soffrire. Gli tagliò la pelle e la carne, facendolo letteralmente a fette e gli squarciò la pancia e gettò quello che rimaneva di lui in mare, dove i pescecani avrebbero impiegato pochi secondi per trovarlo e sbranarlo. L’uomo era ancora vivo.
Meno di dodici ore dopo uccise altre tre persone che avevano osato insultarlo.

Venne arrestato il 17 Dicembre 1987, grazie all’aiuto di un infiltrato della polizia di New York. Furono in grado di accusarlo di aver ucciso più di 100 persone grazie a delle registrazioni telefoniche in cui confessava di aver utilizzato il veleno per uccidere diversi uomini.

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Venne condannato a sei ergastoli, ma mai alla pena di morte a causa della mancanza di testimoni e fu rinchiuso in una prigione di massima sicurezza nel New Jersey, dove si trovata già suo fratello, colpevole di aver stuprato una bambina di 12 anni. Accettò di essere intervistato e con le notizie da lui fornite Philip Carlo scrisse la sua biografia “The Iceman: Confessions of Mafia Contract Killer”.
Morì il 6 Marzo del 2006, ufficialmente per complicazioni cardiache, ma si crede che sia stato avvelenato da qualcuno che lo riteneva un personaggio scomodo.

Pubblicato da Annie

Amante dell'arte, della letteratura e del cinema. Adoro tutti sottogeneri dell'horror, con una spiccata preferenza per i più violenti ed eccessivi, ma difficilmente ne vengo turbata. Sfrutto Jeff quotidianamente per procurarmi la mia dose di horror e lo costringo a vedere cose che darebbero fastidio a qualsiasi essere umano normale. Insofferente a qualsiasi influenza, ho una mia opinione e non ho paura di mostrarla.

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