Rabid – Scheda Film


Titolo: Rabid

Anno: 2019

Regia: Jen e Sylvia Soska

Paese: USA


Trama: Dopo un incidente stradale che la lascia sfigurata, un’aspirante stilista si sottopone a un trattamento radicale e non ancora testato sulle cellule staminali. Sebbene l’esperimento le regali un’abbagliante bellezza, uno strano effetto collaterale la lascia sempre assetata di sangue in maniera incontrollabile.



Recensione: L’ultima opera delle sorelle Soska non mi ha completamente convinto, la trama è abbastanza banale e forzata, quasi come se fosse stata concepita per poter sfruttare al massimo i sorprendenti effetti speciali, i quali risultano molto credibili e personalmente l’unico motivo per cui mi sento di consigliarne la visione. Detto ciò approfondiamo il discorso.

Rose è una stilista di moda, vegetariana, che subisce un incidente stradale, resta terribilmente sfigurata e decide di recarsi in una clinica che utilizza cure sperimentali. Operata ritorna miracolosamente come prima, ma comincia ad avere un ossessione sempre più forte per la carne, in particolare per il sangue umano.
Se la sceneggiatura può essere perdonata dal fatto che si tratti di un remake di un film del re del body horror, Cronenberg, l’orrenda caratterizzazione e recitazione è inspiegabile. Il fatto che una vegetariana si trasformi in cannibale potrebbe ricordare “Grave”, però in questo caso abbiamo solo personaggi scritti abbozzatamente e tanto, ma tanto gore, ben fatto, ma pur sempre violenza fine a se stessa. Come se la pessima caratterizzazione non fosse già grave (no pun intended) abbiamo attori completamente inadatti ai loro ruoli.

Il nostro protagonista maschile è completamente inespressivo, se ne frega letteralmente di tutto ciò che gli accade, ma non in stile “protagonista figo” nei film d’azione. In effetti sarebbe stato perfetto nel ruolo di vittima #3, o anche albero #1. Ma lei, Rose, è il pezzo forte: il film ci porta a pensare che lei si trasformerà da piccola sfigatella timida a femme fatale emancipata, tema caro alle registe. L’unico vero cambiamento nel personaggio è che non porta più gli occhiali e si veste meglio, stop. Rimane sempre attonita e passiva a tutto quello che le succede, non riesce neanche a prendersi i meriti degli omicidi dato che li tratta come allucinazioni spaventose.

Un vero peccato se pensiamo ad “American Mary” e al fatto che si parli da anni dell’uscita di questo film, con un trailer iniziale pubblicato quasi 3 anni fa. Il risultato è un ottimo esercizio di stile che ci mostra una superba abilità nei trucchi horror/splatter, ma numerose lacune in tutto il resto, lacune ormai inaccettabili se guardiamo le meraviglie che ci ha regalato in questi ultimi anni il panorama indy cinematografico. Addirittura assistiamo ad un inaspettato breve cameo di Phil Brooks, in arte CM Punk, completamente sprecato date le sue capacità recitative dimostrate in “The Girl on the Third Floor”.
Per concludere abbiamo un finale esagerato che molti di voi apprezzeranno tantissimo e ripaga in parte le aspettative, ma oltre la sufficienza, per le grandi aspettative, non riesce ad arrivare comunque.

Pubblicato da Jeff

Creatore del sito, amante del genere horror da numerosi anni, considero il genere molto più esteso rispetto a fantasmi e budella, come potrete notare nei film che posto. Guardo di tutto ma amo in particolar modo il cinema indipendente ed underground. Ho un feticismo estremo per il trash, soprattutto per quello giapponese.

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