Titolo: Caché – Niente da Nascondere
Anno: 2005
Regia: Michael Haneke
Paese: Belgio
Trama: Il giornalista Georges Laurent inizia a ricevere dei video che lo ritraggono con la moglie Anne e la sua famiglia e dei disegni di difficile interpretazione. Non ha nessuna idea di chi possa averglieli inviati. Con il passare del tempo il contenuto delle videocassette si fa più personale. Georges sente che una minaccia incombe su lui e sui suoi cari, ma visto che non ci sono indizi concreti, la polizia non può intervenire.
Recensione: Haneke reiventa ancora una volta il linguaggio cinematografico, un thriller psicologico che allo stesso tempo non è un thriller. Non sto delirando, sono parole sue.
Passiamo alla trama e capirete il perché di tale dichiarazione.
Una famiglia borghese viene stravolta dall’arrivo di una videocassetta contenente una ripresa in cui viene inquadrata per ore la loro abitazione. Continueranno ad arrivarne altre, accompagnate da disegni, all’apparenza molto infantili, ma inquietanti. Il padre della famiglia inizia così ad avere dei sospetti legati al suo passato e in particolare su un bambino, adottato dai suoi genitori, che fece cacciare. Sospetti che non troveranno risposte, ma solamente altri interrogativi e drammi.
Già dai titoli di testa si può notare il fatto che non abbiamo a che fare con un film convenzionale, infatti vediamo il contenuto delle cassette che verranno poi spedite alla famiglia.
La disintegrazione della famiglia borghese stessa, una costante nel cinema di Haneke, avviene in modo insolito. La chiave del film non è capire chi sia il mandante delle videocassette, ma di come questa semplice azione, che ricorda vagamente Strade Perdute di Lynch e che non risulti in assolutamente nulla di illegale, riesca ad insediarsi in un nucleo familiare stabile distruggendolo psicologicamente.
Il regista afferma che non rivelerà mai il senso della pellicola, nè tantomeno risponderà alle domande che sicuramente ogni spettatore si è posto. Il finale si svolge durante i titoli di coda ed è volutamente nascosto. L’inquadratura è confusionaria, molti non hanno nemmeno notato l’incontro tra i due figli, quello del protagonista e quello dell’uomo che era stato adottato. Si può supporre che sia stata una loro alleanza a creare quei nastri, ma del loro dialogo non si hanno tracce, sia perché non si può udire nel film, sia perché gli attori stessi non ricordano la loro conversazione dato che il regista ha nascosto, come da titolo del film, la sua importanza.
Un film da vedere cogliendo tutti gli indizi che vengono lasciati, uno di quei film dove a prescindere dall’attenzione data durante la visione sarà impossibile non andare a ricercare una spiegazione del finale su Internet. Alcuni potranno trovarlo un film vuoto, altri un film ricco di significati, resta il fatto che è vincitore a Cannes del premio per la miglior regia e c’è una delle scene più maestose del cinema moderno.
Sarebbe possibile pubblicare anche il suo primo film? Grazie!
Dopo questo film e dopo il nastro bianco ho definitivamente consacrato Haneke come mio regista preferito, è un genio assoluto, non vedo l’ora di vedere happy end che non è riuscito a garantirgli la terza palma di fila purtoppo.