Titolo: Grace
Anno: 2009
Regia: Paul Solet
Paese: USA
Trama: Madeline è incinta di otto mesi ed è determinata a partorire il suo bambino con parto naturale. Una sera ha un terribile incidente d’auto insieme a suo marito, che muore nell’impatto. Purtroppo anche la bambina che porta in grembo muore, ma lei non vuole liberasene e continua a tenerla dentro di sé per poi partorirla come aveva deciso. Miracolosamente, appena dopo il parto, la piccola ritorna alla vita e viene chiamata Grace. Dopo poco tempo, comincia ad avere uno strano odore che attira le mosche e in più, sembra che sviluppi un’attrazione sinistra per il sangue umano.
Recensione: Un film sull’amore materno che vince su qualsiasi cosa, o una critica alle madri soffocanti?
Grace è un infante che non dovrebbe esistere, dovrebbe essere stata rimossa dal grembo materno circa all’ottavo mese di gestazione, dopo che la madre viene coinvolta da un incidente terribile, ma Grace nasce in maniera naturale in una vasca piena d’acqua, dovrebbe essere nata morta, eppure si muove e sembra in salute.
Madeline è una vegetariana fissata con i programmi sugli animali, tenuti sempre in sottofondo nella piccola televisione della cucina, che decide di tenere un bambino morto dentro di se per un mese per partorirlo poi con grandissima sofferenza a casa della sua ostetrica. Immaginate la felicità di scoprire che la bambina tanto voluta da Madeline era in realtà viva. Immaginate poi quanto verrà messa alla prova la sua sanità mentale scoprendo che con l’andare del tempo la bambina comincia ad attirare mosche e che l’unico cibo che sembra soddisfarla è il suo sangue, che beve strappandogli la pelle durante la poppata e il conflitto interiore che dovrà ignorare per nutrire sua figlia.
Una trama simile potrebbe essere o un trash allucinante o un ottimo film, più drammatico che horror. In questo caso il regista è riuscito a renderla lenta e angosciosa, perfetta, poiché ci trasmette l’ansia della protagonista e ci fa vivere appieno la situazione.
Forse il regista fa qualche frecciatina ai gruppi vegetariani estremisti con una protagonista che non si fida di medici, non mangia carne, ma che paradossalmente si ritroverà a spremere via il sangue dalla carne per nutrire la sua piccola (bestia di satana).
La regia è molto curata, per metà film i colori sono molto chiari, pastello quasi, mentre madre e figlia vivono i loro primi momenti speciali assieme, mentre dall’orribile scoperta fino a fine film diventano più scuri e opprimenti.
In conclusione è un’ottima pellicola, ma tenete a mente che è un film drammatico con una trama piuttosto grottesca, non aspettatevi assolutamente di vedere scene eccessivamente splatter, per definirlo userei di più la parola macabro.
io l’ho amato. bellissimo.