Tsutomu Miyazaki, chiamato anche il Killer Otaku, è stato un serial killer giapponese che uccise 4 bambine tra il 1988 e il 1989.
Fu poi definito dalla stampa nipponica un “mostro emerso dalla sua camera da otaku”.
Nacque prematuro e con una deformazione permanente alle mani che gli impediva di piegare i polsi e a causa di questo, durante il periodo scolastico, venne spesso emarginato.
Anche dai genitori e dalle sue sorelle più grandi venne allontanato e l’unica figura femminile che lo supportava era la nonna, ma quando morì per lui fu l’inizio di una lunga depressione.
Iniziò ad essere violento e pensò anche al suicidio.
Sempre più sessualmente deviato nel 1984 iniziò a guardare pedopornografia.
Uccise e mutilò 4 bambine e ne violentò i cadaveri, poi ne bevve il sangue e i piedi e le mani le staccava per conservarle nella sua abitazione.
Dopo i vari delitti mandava lettere alle famiglie in cui descriveva ogni dettaglio dell’omicidio.
Fu messo in fuga dal padre di una ragazza che cercava di violentare e mentre tornava alla sua auto fu catturato dalla polizia.
Vennero trovate a casa sua 5763 videocassette con filmati pornografici, tra cui quelli girati con le sue vittime, più numerose foto.
Venne riportato dalla polizia che aveva una grande passione per i film horror e che aveva un’ampia collezione, tra cui i primi capitoli della saga giapponese “Guinea Pig”.
Egli stesso affermò che l’ispirazione per i suoi delitti fu presa da questa serie cinematografica, in particolare dal secondo film della serie intitolato “Flowers of flesh and blood”.
Rimase indifferente all’arresto e durante il processo spesso diceva cose senza senso e dava la colpa al suo alter-ego.
Dopo l’arresto del figlio, il padre di Miyazaki, che aveva rifiutato di sostenere le spese legali, si suicidò nel 1994
I vari gruppi di medici che lo visitarono gli diagnosticarono una forte schizofrenia o dei disturbi dissociativi dell’identità.
Nonostante questa valutazione il tribunale distrettuale di Tokyo ritenne che l’imputato fosse ancora in grado di comprendere la gravità delle azioni che stava commettendo, e pertanto lo condannò a morte nel 1997.
Morì per impiccagione nel 2008.
Miyazaki ha definito i delitti commessi “un buon lavoro” e non si è mai pentito né ha mai chiesto scusa.