Titolo: Bloodlust – Tournament of Death
Anno: 2016
Paese: USA
Trama: Documentario che ci porta all’interno del mondo della CZW, federazione americana di wrestling famosa per i suoi deathmatch violentissimi, in particolare nel loro evento più famoso: il “Torneo della Morte”.
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Recensione: Premetto che non si tratta di un film, ma di un documentario di un programma televisivo.
Un documentario unico che ci porta dentro il mondo del deathmatch wrestling, mondo a cui sono affezionato ormai da anni, cercando di riassumerlo come meglio può in appena 40 minuti.
Questa non sarà una vera e propria recensione, visto che non ha neanche nulla a che vedere con il cinema, ma più una spiegazione di quello che viene mostrato e la mia personale opinione sull’argomento in generale.
I deathmatch sono particolari tipi di incontri dove possiamo trovare qualsiasi tipo di arma, sia a livello estetico, sia a livello di violenza e, perchè no, anche a livello comico/trash.
Tipici di questi incontri sono il filo spinato, posizionato in vari modi all’interno dei match, le lampade al neon, puntine, blocchi di cemento e tantissimo altro ancora.
Come è facilmente intuibile è un sottogenere del wrestling utilizzato solo in certe federazioni più “underground”. Nonostante il documentario mostri la federazione che è diventata il simbolo dei deathmatch negli Stati Uniti, e dunque la più importante, abbiamo potuto notare la loro disastrosa situazione economica e tutti i vari problemi che devono affrontare di conseguenza.
Fatta questa premessa su cosa siano i deathmatch passiamo al rispondere alle vostre eventuali domande che vi sarete posti durante la visione:
- Prima di tutto sì, il sangue è vero, ogni goccia, anche se spesso, sul volto, viene autoinflitto con apposite lamette che sono state anche mostrate durante i primi minuti. Vengono chiamati bladejob in termini tecnici e aumentano il realismo della contesa e diminuiscono, quando possibile, la possibilità di una ferita grave.
- No, i pugni, calci o qualsiasi mossa non è “reale”, con reale intendo con l’obbiettivo di far del male o infortunare l’avversario. Certamente c’è parecchio dolore fisico coinvolto in ogni piccola azione, come in qualsiasi evento di wrestling dopotutto. Anche se qui è triplicato, se non di più.
- Sì, è tutto organizzato o premeditato, come ai fan di wrestling piace definirlo. Non c’è una sola cosa che non sia stata concordata e dunque accettata dagli atleti coinvolti. Anche le azioni più malate, come ad esempio gli “skewers” di Masada conficcati nella testa, o i kenzan, ben più pericolosi e semplicemente folli da usare in quel modo.
- No, la Czw non propone solo match estremi, anzi, la media è di appena un match del genere ogni show, poi in alcuni casi due o addirittura zero. Questo era il Tournament of Death, un evento speciale annuale che rappresenta l’unica eccezione che conferma la regola.
- No, non è mai morto nessuno. O almeno tecnicamente visto che nel 2009 un wrestler chiamato Nick Gage fu dichiarato clinicamente morto per qualche minuto dopo una brutta ferita ad un’arteria che causò un’emorragia.
Queste penso siano quelle più comuni, me ne sono venute solo 5, se ne avete altre fatele commentando qui sotto.
Passiamo alla mia opinione personale sull’argomento. Certamente per chi ha guardato questo spettacolo per la prima volta sarà rimasto disgustato, sconcertato e incredulo. Non in senso positivo chiaramente, o almeno la maggior parte di voi. Eppure, anche se sembra una debole giustificazione, sono convinto che qui si tratti di pura dimostrazione artistica e atletica. Il wrestling è di per sè un arte, atleti che paradossalmente non hanno l’obbiettivo di vincere, ma di intrattenere raccontando una storia. Che sia una storia bella, divertente, orribile, triste, trash… basta che sia emozioni chi guarda e lasci il segno, non importa come. Queste persone, per pochissimi soldi rispetto a quello che rischiano, mettono in gioco il loro corpo per intrattenere un pubblico composto più che altro da gente ignorante, dal basso quoziente intellettivo tipico dell’americano medio, che però li trattano come se fossero divinità e allo stesso tempo una grande famiglia. Che piaccia oppure no, penso che vada rispettata la loro scelta di vita.
Nel mondo esistono tante varie forme d’arte, alcune ugualmente malate e bizzarre, altre addirittura peggiori. Ad esempio alcune coinvolgono la morte di animali, ad esempio nel cinema, come abbiamo anche potuto notare proprio in questo sito. Oppure l’utilizzo del proprio sangue o quello di altri per disegnare o dipingere.
Mi sono dilungato anche troppo, spero di aver reso l’idea e la mia opinione, se vi ha fatto schifo o addirittura non vi ha fatto nessun effetto… pace.