Grimm Love – Scheda Film

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Titolo: Grimm Love – Rohtenburg

Anno: 2006

Regia: Martin Weisz

Paese: Germania


Trama: Katie sta facendo la tesi universitaria sulle imprese di Oliver Hartwin, un solitario che ha inserito un annuncio internet per cercare un uomo che fosse disposto a farsi mangiare da lui. Simon Grombeck, un altro infelice, risponderà positivamente all’appello.



Recensione: Grimm Love non è né il primo né l’ultimo film ispirato al cannibale di Rotemburg, ma si distingue dagli altri perché si avvicina di più al genere drammatico che all’horror. La voce narrante è Katie, la studentessa che vuole basare la sua tesi sul cannibale Oliver (ispirato alla figura di Meiwes). Lei seguirà quelle tracce come nella storia di Grimm, da cui il titolo. In realtà la storia narrata è più una delicata e strana storia d’amore tra il cannibale e l’uomo con cui vuole pasteggiare. Forse l’intento del film è anche cercare di far provare empatia allo spettatore, cosa in cui fallisce data l’assurdità della storia narrata e del terrore che incute. È un intreccio di flashback, ma verso la fine, con il crescendo di follia del cannibale sarà anche maggiore lo spazio dedicato alla sua storia. Pur essendo ispirato ad Armin Meiwes non è una storia romanzata di un crimine che non ha nulla di romantico, cosa che ho apprezzato molto. È un po’ lento, ma è davvero bello, consigliatissimo.

Pubblicato da Annie

Amante dell'arte, della letteratura e del cinema. Adoro tutti sottogeneri dell'horror, con una spiccata preferenza per i più violenti ed eccessivi, ma difficilmente ne vengo turbata. Sfrutto Jeff quotidianamente per procurarmi la mia dose di horror e lo costringo a vedere cose che darebbero fastidio a qualsiasi essere umano normale. Insofferente a qualsiasi influenza, ho una mia opinione e non ho paura di mostrarla.

Una risposta a “Grimm Love – Scheda Film”

  1. Concordo che non può essere definito un horror, comunque rimane un bel film drammatico, un film sulla solitudine, sull’incapacità di vivere nel mondo e sull’alienazione.

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