John Wayne Gacy – Biografia

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John Wayne Gacy fu un serial killer americano, soprannominato Killer Clown, che molestò ed uccise 33 persone, tutti di sesso maschile, 27 dei quali vennero nascosti nella sua cantina. L’aver fatto il clown a numerose feste di bambini ha alimentato la paura verso il “clown malvagio” e fu fonte di ispirazione per creare il personaggio di IT, cosa però mai stata ammessa da Stephen King.

John nacque nel 1942 ed ebbe un’infanzia molto difficile a causa delle molestie subite a causa del padre violento, il quale lo denigrava e lo picchiava continuamente. Da bambino fu vittima di abusi sessuali da parte di un amico di famiglia, ma non denunciò mai l’accaduto per paura di essere picchiato dal padre.

Nel ’64 Gacy cominciò a frequentare Marlynn Myer, sua futura moglie, ma nello stesso anno ha avuto il primo rapporto omosessuale con un suo collega, il quale gli praticò sesso orale. Nel 66 i coniugi si trasferirono a Waterloo per lavoro: il suocero chiese a John di dirigere tre fast food della catena Kentucky Fried Chicken.

A Waterloo videro la luce i due figli di Gacy, Michael e Christine, ma al contrario di come si potrebbe pensare la sua omosessualità latente non si spense, anzi, cominciò a servirsi di pornografia omosessuale e fece diverse avances sessuali ai suoi dipendenti. Nel 67 Gacy adescò un quindicenne dicendogli di volergli far vedere dei film porno, ma una volta arrivati a casa lo fece ubriacare e lo costrinse ad avere rapporti orali.

Violentò diversi altri ragazzi finchè il padre del primo ragazzo si rivolse alla polizia. Durante il processo Gacy si dichiarò colpevole, ammise di aver sodomizzato uno dei ragazzi e negò tutto il resto, quindi fu condannato a 10 anni di carcere. Dopo 18 mesi fu rilasciato per buona condotta.

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Uscito di prigione avviò una propria impresa edile e durante gli anni ha violentato diversi suoi dipendenti. John e sua moglie divorziarono il 1976. Nel frattempo Gacy si offrì volontario per intrattenere i bambini come clown e divenne membro di un “Jolly Joker Clown Club” i cui membri volontari, tutti mascherati da pagliacci, si esibivano regolarmente senza scopo di lucro in varie manifestazioni di beneficenza e negli ospedali dove davano spettacoli per i bambini malati.

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A fine 1975, Gacy creò il suo personale personaggio di “Pogo the Clown”. Si disegnava da solo i costumi e ideò il suo trucco personale. Gacy si esibì come Pogo nel corso di diverse feste e manifestazioni, ma non esistono prove concrete che abbia intrattenuto anche i bambini malati all’ospedale.

Nel ’72 Gacy prelevò il giovane Tim McCoy, il quale stava viaggiando solo, e gli offrì casa sua per la notte. In un’intervista disse che si trovò il ragazzino in camera con un coltello in mano, quindi per difendersi lo ha bloccato, disarmato e poi accoltellato. Ma recandosi in cucina scoprì che aveva il coltello solo perché aveva cominciato a preparare la colazione. Seppellì il corpo e lo ricoprì con il calcestruzzo, Gacy asserì che immediatamente dopo aver ucciso McCoy, si sentì “totalmente prosciugato”, rendendosi conto di aver avuto un orgasmo completo nell’atto di uccidere il giovane. In un’intervista successiva del 1980, egli aggiunse: «Fu allora che realizzai che la morte era l’emozione più grande».

Il secondo omicidio di Gacy avvenne nel gennaio 1974: la vittima fu un adolescente non identificato dai capelli castani, tra i 15 e i 17 anni, che Gacy strangolò prima di rinchiudere il corpo del ragazzo nell’armadio di casa sua. Il cadavere dello sconosciuto fu poi sepolto nel cortile di casa vicino alla zona barbecue.

Il 29 luglio 1975, un altro degli operai di Gacy, il diciassettenne John Butkovitch, scomparve. Il giorno prima della sparizione, Butkovitch aveva chiesto a Gacy il pagamento di due settimane di paga arretrata. Gacy ammise di aver invitato Butkovitch a casa sua mentre la moglie e i figli erano in visita da sua sorella in Arkansas, apparentemente per risolvere la questione degli arretrati dello stipendio. John uccise il giovane, lo violentò e poi seppellì il cadavere in garage.

Ci furono molti altri omicidi seriali ed avevano quasi tutti il movente della sua omosessualità repressa.

L’arresto del serial killer partì dall’intervento della polizia che fu particolarmente insospettita dal tanfo nauseabondo dei corpi in putrefazione delle vittime di Gacy, che giustificava il fatto con la scusa di avere problemi al sistema fognario. Lo scenario dei corpi nascosti all’interno della cantina fu particolarmente scioccante.

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Alla notizia del suo arresto, la comunità cittadina fu sbigottita ed incredula: Gacy era infatti conosciuto da tutti come un uomo generoso, grande lavoratore, amichevole, e devoto padre di famiglia. In prigione Gacy tentò di invocare l’infermità mentale incolpando dei delitti il suo alter ego malvagio, tale “Jack”, ma senza riuscire a convincere gli psichiatri del carcere che lo giudicarono in grado di intendere e volere. In seguito Gacy confessò alla polizia di aver gettato in totale altri cinque cadaveri di sue vittime giù dal ponte nel fiume di Des Plaines nel 1978, prima di essere arrestato definitivamente.

In carcere si dedicava soprattutto al disegni e dipinti, la maggior parte dei quali raffiguravano clown triste e ora sono parte di collezioni private.

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Dopo un processo iniziato nel febbraio 1980, il 13 marzo dello stesso anno, John Wayne Gacy venne riconosciuto colpevole di omicidio plurimo e condannato a morte, che avvenne nel 1994.

Cercò di scampare alla condanna ricorrendo in appello e dando la colpa al suo alter ego malvagio di nome “Jack” senza successo. John era uno psicopatico intelligente che non mostrava alcun segno di pentimento verso i crimini commessi.

Venne ucciso tramite iniezione letale endovenosa e le sue ultime parole furono “Baciatemi il culo.”

Pubblicato da Annie

Amante dell'arte, della letteratura e del cinema. Adoro tutti sottogeneri dell'horror, con una spiccata preferenza per i più violenti ed eccessivi, ma difficilmente ne vengo turbata. Sfrutto Jeff quotidianamente per procurarmi la mia dose di horror e lo costringo a vedere cose che darebbero fastidio a qualsiasi essere umano normale. Insofferente a qualsiasi influenza, ho una mia opinione e non ho paura di mostrarla.

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