Julien Donkey-Boy – Scheda Film


Titolo: Julien Donkey-Boy

Anno: 1999

Regia: Harmony Korine

Paese: USA


Trama: Lo schizofrenico Julien lavora come assistente in una scuola per ciechi. Suo padre lo tormenta, sua sorella Pearl in attesa di un bambino fa le veci della madre morta e suo fratello è un patito della ginnastica. Una rivelazione sconvolgente turberà una situazione già di per sé molto delicata.



Recensione: Torniamo da quel pazzo di Harmony Korine e consoliamoci che l’analisi della sua filmografia sia quasi completa sul nostro sito. Non so quanta ironia e quanta verità ci sia dietro questa introduzione, ma si sa, quando i suoi film trattano di casi umani in ambienti di degrado più assoluto non ci si può aspettare nulla di buono.

La storia è quella di Julien, interpretato da Ewen Bremner, ovvero Spud di Trainspotting, un ragazzo schizofrenico nato in una famiglia che certamente non aiuta la sua condizione. La madre scappa e lo lascia in balia del padre abbastanza suonato e nevrotico, interpretato da Werner Herzog, e i fratelli che non aiutano per nulla. Come contorno invece appaiono dei veri e propri freaks: un batterista che suona con i piedi perché non ha le braccia e un nero albino che improvvisa dei freestyle. Le situazioni non hanno sempre un filo logico, anzi, quasi per nulla, ma in questo modo di riesce ad immergersi completamente nella mente deviata del protagonista.

Ora passiamo al tasto più delicato, l’aspetto tecnico. Prima di tutto bisogna precisare che il film appartiene al “Dogma 95”, ovvero il modo in cui Lars Von Trier e Thomas Vinterberg provarono a salvare il cinema in modo abbastanza discutibile. Aderendo a questo vero e proprio contratto il regista doveva seguire 10 regole, tra cui non poter usare in alcun modo effetti speciali, filtri, musiche e tutto ciò che avrebbe compromesso il realismo. Inoltre non era possibile girare con nessun altro mezzo al di fuori della camera a mano. Korine ha dunque girato il film su una 8 millimetri per poi trasferirlo su una più comune 35 millimetri, il risultato è stato unico nel suo genere, ma la pellicola sembra che sia stata vomitata più e più volte. Ci si abitua a fatica, soprattutto per chi non è abituato a questo tipo di cinema, ma dopo aver visto il suo Trash Humpers, tutto risulta magicamente fattibile. O quasi tutto dato che se non fosse stato tagliato dalla produzione sarebbe durato 6 ore e mezza.

In conclusione è all’apparenza tutto molto amatoriale, non rende il confronto con Gummo quando si tratta di degrado ed è fisicamente difficile da guardare. Questo film non è un film, ma un’esperienza visiva, si tratta di entrare nella mente deviata di alcuni individui e rischiare di esserne trascinati dentro. Se non ci fosse stato il Dogma 95 di mezzo probabilmente ora staremmo qui a parlare di capolavoro, perché le premesse per creare un prodotto migliore di Gummo c’erano tutte. Purtroppo non è una visione per tutti, ma penso che non possa essere altrimenti quando si tratta di Korine. Personalmente lo consiglio, con le dovute premesse.

Pubblicato da Jeff

Creatore del sito, amante del genere horror da numerosi anni, considero il genere molto più esteso rispetto a fantasmi e budella, come potrete notare nei film che posto. Guardo di tutto ma amo in particolar modo il cinema indipendente ed underground. Ho un feticismo estremo per il trash, soprattutto per quello giapponese.

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