Titolo: Tale of Tales
Anno: 2015
Regia: Matteo Garrone
Paese: Italia, Francia, Gran Bretagna
Trama: Dall’amara storia di una regina che mangia il cuore di un drago per avere un erede alla storia di due sorelle misteriose che provocano la passione di un re e a quella di un re ossessionato da una pulce gigante che lo porta a preoccuparsi oltre misura per la sua giovane figlia: differenti storie intrecciano il bello con il grottesco, in un clima di sorprendente ed unica immaginazione gotica.
Recensione: Un’antologia fantasy del tutto inaspettata, ispirata a Lo Cunto de li Cunti, scritta da Giambattista Basile nel sedicesimo secolo, fratello minore del più che celebre Decameron, ma non con tematiche più innocenti.
Il filo conduttore delle tre storie è l’egoismo, in questo caso di tre sovrani, che sono più preoccupati di soddisfare i propri capricci che a governare la loro terra. Le storie non hanno una struttura lineare, si intrecciano tra loro in maniera perfetta, senza creare un distacco tra i racconti.
La protagonista della prima storia è una regina con un grandissimo desiderio: avere un figlio. Purtroppo il suo re non riesce a darle quello che vuole e sono costretti a ricorrere a metodi poco ortodossi. Guidata dal suo enorme egoismo la regina manda suo marito a scandagliare il fondo del lago per cercare un drago, strappargli il cuore e darlo in pasto alla sua amata. Esteticamente è senza dubbio la parte migliore di tutto il film, ho particolarmente apprezzato la rappresentazione del drago d’acqua e del cuore, assolutamente stupenda la scena in cui la regina lo azzanna, una gioia per gli occhi.
La seconda storia forse è una delle cose più strane mai viste in vita mia, mi sconvolge pensare che sia qualcosa di antichissimo, anche se forse è quella con gli effetti più scadenti. Il re di questo racconto è ossessionato da una pulce, che tiene con se e la fa crescere fino ad essere delle dimensioni di un grosso cane. Alla sua morte la scuoia e promette la mano di sua figlia a chiunque riesca ad indovinare a che animale appartenesse. In questo caso l’egoismo del protagonista lo porta a mettere da parte l’amore per sua figlia arrivando a dare la sua mano ad un orco, l’unico che riesce ad indovinare la provenienza della pelle. Nella prima storia l’egoismo della regina è dettato anche dall’amore per suo figlio, ma ne “La pulce” il re se ne frega completamente del sangue del suo sangue per uno stupido capriccio.
L’ultima storia parla di un re completamente annullato dai suoi desideri carnali, si diletta in orge e banchetti, ma viene stregato dalla voce proveniente da una casetta diroccata. In realtà dietro alla porta c’è un’anziana che fa di tutto per imbrogliarlo, arrivando a incollarsi addosso tutta la pelle in eccesso per trascorrere una notte con il re. Viene scoperta e defenestrata tragicamente. Raccontata così sembra la parte più noiosa, ma c’è qualcosa di affascinante nella storia. Non voglio dirvi nulla del finale, ma ricordate che si chiama “La Vecchia Scorticata”.
Ci sarebbe così tanto da dire, ma non renderebbe giustizia a questo film stupendo, immerso nella bellezza dei borghi italiani. È la dimostrazione che siamo ancora in grado di fare grandi film, con il giusto cast ovviamente.
Stupendo. Mi ha tenuta incollata per 2 ore e 13 minuti.
Ho appena lasciato un pezzettino di cuore in questo film ❤
non è un fantasy, è un genere “fantastico”. ma perché fate sempre confusione?
Il drago non è un elemento del fantasy?