One Cut of the Dead – Scheda Film


Titolo: One Cut of the Dead

Anno: 2017

Regia: Shinichiro Ueda

Paese: Giappone


Trama: In un deposito abbandonato si sta girando un film horror con gli zombie come protagonisti. Improvvisamente il set viene attaccato da veri zombie: attori e maestranze devono difendersi mentre il regista, ignaro, continua imperterrito le riprese.



Recensione: A furia di scavare nell’underground cinematografico giapponese sono riuscito a trovare qualcosa che si avvicini alla genialità di Why Don’t You Play in Hell di Sion Sono. Per molti potrebbe sembrare azzardato scomodare il capolavoro di Sono per un B movie del genere, ma vi assicuro che è meritato. Spero che una tale premessa abbia già incuriosito i molti di voi che sicuramente non avranno mai sentito nominare questa pellicola e avranno pensato all’ennesima trashata nipponica. Ebbene vi sbagliate solo in parte, è trash a tutti gli effetti, ma è anche qualcosa di unico nel suo genere.

Cominciamo col dire che questo film unisce i miei due più grandi fetish cinematografici: metacinema e i “One shot movie”, ovvero quei film che sono girati interamente, o quasi, in un unico piano sequenza. La trama è infatti follia pura, un regista vuole girare uno zombie movie in un’unica ripresa e lo vediamo, già dai primi secondi, diventare lui stesso uno degli attori principali, per accorciare i tempi data l’incompetenza dei protagonisti. Il film prosegue con tanta fatica, tanta improvvisazione e altrettante stranezze, ma riesce ad arrivare ad una conclusione rispettando il desiderio del regista di non spegnere mai la videocamera. A questo punto siamo a circa un terzo di pellicola ed è qui che tutto assume un senso, si scopre infatti che il film vero e proprio non è ancora iniziato, quello che Shinichiro Ueda voleva mostrarci è in realtà tutto il procedimento che ha portato alla realizzazione del piano sequenza, compreso di making-of. Ora ditemi se questa non è l’apoteosi del metacinema.

Era da tanto che non trovavo qualcosa di così divertente, l’atmosfera tipica dello splatter giapponese si sposa benissimo con la tecnica utilizzata ed ha un risultato che lascia sbalorditi.
Devo ammettere che se avessi letto la trama, senza approfondimenti, sarei stato molto scettico, dato che in fin dei conti guardiamo due volte un mediometraggio di 30 minuti, con la differenza che nella seconda visione abbiamo un punto di vista diverso. Vi assicuro che giudicare noioso questo film però è impossibile, questo regista è da tenere sott’occhio sia per i trash che per queste opere miste di dubbia catalogazione.

Se a visione conclusa non siete ancora convinti di questa recensione positiva, giudicando mentalmente instabili tutti coloro che sul web, come me, lo osannano, allora mi tocca scomodare altri pilastri del cinema. Prendete film come Arca Russa, Victoria o Birdman, toglietegli per un attimo tutta la serietà che c’è dietro e immaginate tutti i problemi che avranno dovuto affrontare nel backstage per realizzare queste opere, completamente rovinate dal minimo errore e le relative bestemmie. Sono bastati degli effetti speciali scadenti e un minimo sforzo pecuniario per creare una parodia indimenticabile, capolavoro del suo genere.

Pubblicato da Jeff

Creatore del sito, amante del genere horror da numerosi anni, considero il genere molto più esteso rispetto a fantasmi e budella, come potrete notare nei film che posto. Guardo di tutto ma amo in particolar modo il cinema indipendente ed underground. Ho un feticismo estremo per il trash, soprattutto per quello giapponese.

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