One on One – Scheda Film

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Titolo: One on One

Anno: 2014

Regia: Kim Ki-duk

Paese: Corea del Sud


Trama: Una liceale viene brutalmente assassinata. Uno dei sette uomini dietro all’omicidio viene rapito sulla strada di casa da alcuni soldati altamente addestrati. Torturato, è costretto a scrivere una confessione per il delitto prima di venire rilasciato. Smettendo di credere di essere l’uomo invincibile di un tempo, comincia a soffrire di terrori che lo dominano. Tuttavia, apprende più tardi che anche la maggior parte dei coinvolti nell’assassinio è stata rapita, torturata e in qualche caso spinta al suicidio. Insospettendosi su coloro che lo hanno sequestrato, decide allora di seguire la successiva vittima e di scoprire il loro nascondiglio.



Recensione: Il famoso regista coreano abbandona definitivamente la sua celebre poetica visiva e ci mostra un film ricco di violenza con una trama abbastanza anonima che dovrebbe celare una grossa metafora esistenziale al suo interno.

Una ragazzina viene uccisa da dei sicari che non sanno neanche il motivo per compiere questo gesto, ma obbediscono senza opporre alcuna resistenza. Anni dopo un gruppo di persone decide di fargliela pagare ottenendo le loro confessioni dopo una punizione fisica esemplare.
Il film sembra quasi antologico, possiamo dire che ogni scena viene ripetuta per ognuno dei 7 assassini: prima ci viene introdotta la loro vita comune, poi avviene il rapimento e alla fine la tortura con confessione scritta firmata col proprio sangue.


All’inizio vi ho detto che la poetica visiva è zero, questo perché ogni inquadratura è davvero basilare, tanto da aver attirato a se l’odio di molti suoi fan. Non lo reputo un brutto film, anche se ammetto che alla fine il punto forte della pellicola è soltanto la violenza e qualche dialogo, l’opposto di Ferro 3 che era un film carico di emozione ed empatia. Nel finale dovrebbe essere racchiusa la morale, la descrizione della società coreana con il punto di vista soggettivo dell’autore.


L’uomo che è preda e vittima del sistema se non si ribella, e che se invece si ribella finisce per diventare inevitabilmente predatore, però in fin dei conti non ho capito che farmene di questa riflessione del “chi sono io?”. Di questa frase resta soltanto il punto interrogativo a fine visione nella mente dello spettatore. Non credo che sia un film riuscito fino in fondo, a mio parere, ma merita comunque una visione.

Pubblicato da Jeff

Creatore del sito, amante del genere horror da numerosi anni, considero il genere molto più esteso rispetto a fantasmi e budella, come potrete notare nei film che posto. Guardo di tutto ma amo in particolar modo il cinema indipendente ed underground. Ho un feticismo estremo per il trash, soprattutto per quello giapponese.

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