Titolo: Summer of ’84
Anno: 2018
Regia: François Simard, Anouk Whissell, Yoann-Karl Whissell
Paese: Canada, USA
Trama: Nell’estate del 1984, il quindicenne Davey Armstrong, un teorico delle cospirazioni in erba, comincia a sospettare che il suo vicino di casa, un ufficiale di polizia, sia il serial killer di cui parlano i notiziari. Decide allora di coinvolgere i suoi tre migliori amici in una personale indagine, che ben presto diverrà pericolosa.
Recensione: Sono indeciso su come valutare questo film, da una parte è un thriller senza troppe pretese, con personaggi stereotipati ed una trama basilare, dall’altra parte riesce a non annoiare mai creando un buon mix tra recitazione e sceneggiatura. Dovrebbe essere un requisito scontato quello di non annoiare, non un pregio, ma in questo caso lo è visto che abbiamo a disposizione soltanto due elementi nell’intera pellicola: scoprire chi è il serial killer di bambini ed un unico sospettato.
Quando parlo di trama basilare intendo veramente ridotta all’osso, con dei ragazzini senza internet che giocano ai detective addentrandosi in faccende pericolose con conseguenze prevedibili. Nella testa dello spettatore si creano dunque due linee di pensiero contrastanti, la prima ci dice che è palese che sia proprio l’unico sospetto ad essere il killer, la seconda ci dice che è fin troppo scontato e che ci dev’essere per forza qualcosa sotto.
Il regista lo sa bene e gioca con astuzia per depistare tutti, ma ciò non basta per salvare un finale che, a prescindere dal’averci azzeccato oppure meno, ho trovato davvero inutile. Probabilmente è stato fatto per creare un finale aperto dalla quale ricavarci un sequel, o peggio ancora per aggiungere semplicemente quel tocco di violenza che mancava per poterlo più facilmente identificare come horror, resta il fatto che lascia con l’amaro in bocca e rovina un po’ tutto a mio parere.
Come se non bastasse c’è poi quel senso di nostalgia abusato più e più volte che ha stancato sia nel cinema mainstream sia in quello indipendente, gli anni ’80 dovrebbero riposare in pace una volta e per tutte, oppure utilizzarli per un valido motivo, altrimenti finiranno per diventare oggetto di critica a prescindere dal prodotto in sé come è accaduto con i remake.
Sarà che sono partito con aspettative troppo alte e mi aspettavo una piccola perla che avesse contribuito a chiudere l’annata in bellezza, non è un brutto film però mediocre è l’aggettivo più adatto. Peccato perché le premesse c’erano, come sempre giudicate voi stessi perché qui il parere è più che mai soggettivo.