Titolo: The Happiness of the Katakuris
Anno: 2001
Regia: Takashi Miike
Paese: Giappone
Trama: La famiglia Katakuri ha appena aperto un albergo sulle montagne. Dopo un periodo di totale assenza di clienti, in una notte piovosa giunge un uomo che, la mattina dopo, viene trovato morto suicida. Spaventati, i membri della famiglia decidono di seppellire il cadavere nel bosco. I clienti successivi, una coppia in cui l’uomo è un lottatore di sumo, muoiono anch’essi subito dopo il loro arrivo, durante un rapporto sessuale. I proprietari dell’hotel decidono di seppellire anche questi ultimi, ma i guai, per la sfortunata famiglia, sono appena iniziati.
Recensione: Il film inizia con i 5 minuti migliori del film, che paradossalmente sono del tutto slegati dalla trama principale. È una specie di corto in clay motion, molto weird, un mostriciattolo esce da una zuppa e ruba l’ugola alla ragazza che si stava godendo il pranzo. Un inizio del genere può solo essere il preludio del film più weird di Miike.
La famiglia Katakuri possiede un piccolo hotel sperduto tra le montagne, ma gli manca una cosa fondamentale: non c’è ombra di clienti. Ma una notte la sorte della famiglia cambia all’arrivo di uno strano cliente che muore durante la sua permanenza.
Quel pazzo di Miike riesce a raccontare questa tragica crisi in maniera veramente divertente, con il solito umorismo grottesco. È una commedia horror musicale, ma in effetti la componente trash è ben dosata e non così invadente, lo rende ancora più divertente, anche se alla lunga può sembrare noioso. Le canzoni sono stranamente orecchiabili, rimangono in testa per giorni pur non conoscendo mezza parola.
I Katakuri per tutto il film rimangono uniti, arrivando addirittura a volersi sacrificare l’uno per l’altro e salvare il resto della famiglia, pur rappresentando ognuno una generazione diversa. La sottotrama della storia d’amore tra il capitano “””””straniero”””””, Richard Sagawa, e la ragazza è a dir poco esilarante, sicuramente sono le mie scene preferite del film, mi hanno fatto ridere in maniera sincera. Le ultime scene alla “Tutti insieme appassionatamente” non le ho proprio capite, ma non c’era niente da capire in effetti.