Titolo: V/H/S 2
Anno: 2013
Regia: Simon Barrett, Jason Eisener, Gareth Evans, Gregg Hale, Eduardo Sánchez, Timo Tjahjanto, Adam Wingard
Paese: USA, Canada, Indonesia
Trama: Larry e la sua ragazza Ayesha sono due investigatori privati. Indagano e registrano tutto ciò che gli viene chiesto. Il loro nuovo incarico è quello di scoprire che fine abbia fatto un ragazzino che non va più a scuola da settimane, per conto della madre. Arrivati a casa sua, i due notano che ci sono vetri rotti e tutti sembra a dir poco fatiscente. In una stanza si trovano una serie di televisori (molto simili a quelle del primo V/H/S) insieme ad alcune videocassette. Mentre il fidanzato controlla se c’è anima viva per la casa, dove sembra inoltre che ci siano delle tracce di sangue. Rimane inoltre colpita come lo scomparso era quasi ossessionato da delle strane videocassette a tal punto da commentare e registrare il tutto. Decidendo di vederne una, Ayesha rimane attaccata alla televisione, senza sapere che qualcuno la sta osservando.
Recensione: Secondo film della trilogia più famosa degli ultimi anni in ambito found footage e personalmente anche la mia preferita, riesce a superare in modo inaspettato il primo film già di per sè molto valido. Quasi mai un attimo di respiro.
Si parte subito con una trama inquietante riguardante la visione di fantasmi tramite intervento chirurgico all’occhio. Praticamente la versione in prima persona di The Eye, anche se le somiglianze si limitano alla trama.
Poi dagli spiriti si passa a qualcosa di molto più terreno, ovvero gli zombie. In questo corto sangue e azione dominano il tutto, simpatica la scelta di far registrare lo zombie protagonista tutto quello che gli capiterà con una gopro in testa.
Il terzo corto… come descriverlo se non dicendo che è una bomba ad orologeria? All’inizio è confusionario, sembra non voler portare a nulla, eppure quando vengono svelate le carte inizia il bombardamento senza sosta passando dal suicidio di massa all’evocazione di Satana.
Come non rimanere stupiti dalla performance del “Padre” della setta? Che per gli appassionati più attenti sarà una vecchia conoscenza visto che si tratta del folle masturbatore nel corto più disturbante di Abc of Death. Il suo volto ghignante mi è impresso nella mente ormai.
Il film ha come quarto e ultimo corto una storia molto basilare sui rapimenti alieni, come unica peculiarità ha il fatto di essere registrato dalla visuale di un cane. Io che ho avuto per anni la fobia degli alieni non ho provato alcun terrore, poteva chiudersi meglio in effetti, avrei invertito il terzo con questo per creare un climax maggiormente uniforme, ma vabbè, per qualcuno sarà sicuramente godibile.
Il tutto è unito da una cornice, come in ogni antologia che si rispetti, che non ha molta importanza nella trama, si limita a farci compagnia mentre assistiamo ai verosimili filmati e per farci vivere un epilogo grottesco e simpatico. Da amante delle antologie horror non posso che dire che è una delle mie preferite in assoluto, sia per come varia nei temi trattati sia per la realizzazione davvero professionale e curata, la consiglio praticamente a chiunque si definisca fan dell’horror, e se lo avete già visto fate come me, revisionatelo, magari in maniera più oggettiva, merita sempre un rewatch. E lunga vita al cinema indipendente!
bellissimo!!